|
|
Il
vino è composto da circa 600 componenti, non ancora ben identificati; ci sono
però delle certezze sui principali componenti che ne determinano le qualità
organolettiche:
È il componente principale, in ogni litro di vino si trovano ben 850
grammi d’acqua. La quantità d’acqua presente cambia a seconda: del vino, del terreno,
del clima, dell’epoca della vendemmia, ecc. L’acqua presente è ricca di
minerali; inoltre in essa si trovano in soluzione tutti gli altri componenti del
vino.
È la sostanza più abbondante dopo l’acqua, e come la stessa la sua
quantità è influenzata da diversi fattori, come il tipo di fermento, il
contenuto zuccherino del mosto, ecc. In un vino naturale la gradazione alcolica è attorno ai 18-20 gradi,
questi vengono comunque raggiunti in rari casi, dato che in queste condizioni i
fermenti vengono inibiti e non si produce più alcool. In Italia troviamo vini che presentano gradazioni alcoliche molto basse,
queste gradazioni sono comunque regolate da normative della legislatura, che, ad
esempio, per i vini da pasto impongono una gradazione pari a 10% in volume. L’alcool etilico ha una funzione importante per la conservazione del
vino e la difesa dello stesso dai microrganismi. L’Etanolo ha inoltre numerosi
effetti positivi sull’organismo se consumato in quantità moderate.
È un alcool trivalente che si forma durante la fermentazione del mosto,
ed è la sostanza responsabile delle qualità organolettiche del vino. Inoltre
amalgama i vari sapori, attenua l’asprezza e controlla l’eccessiva
formazione di etanolo. In ogni litro di vino si trova una quantità di glicerina
che varia dai 4 ai 12 grammi.
Questa sostanza blocca gli effetti tossici di alcuni batteri, ha
un’azione astringente sull’intestino e può bloccare le emorragie. Il tannino contenuto nel vino proviene dai raspi, dalle bucce, e dai
vinaccioli, e per questo motivo se ne riscontra una quantità superiore nei vini
rossi (che nella prima parte della vinificazione vengono lasciati fermentare con
bucce e vinaccioli) piuttosto che in quelli bianchi.
Gli unici carboidrati contenuti nel vino sono il glucosio e il fruttosio.
Sono presenti in minime quantità nei vini completamente fermentati, mentre si
trovano in quantità maggiori nei vini meridionali o in quelli ottenuti con le
uve appassite. Il saccarosio (come zucchero da tavola) non dovrebbe essere
presente nel vino, inoltre la normativa ne vieta l’introduzione.
L’aldeide più importante nel vino è l’aldeide acetica. Essa si trova
in maggiore quantità nei vini bianchi e in generale in tutti i vini con elevata
gradazione alcolica. Con il tempo la percentuale dell’aldeide tende ad
aumentare. L’aldeide è l’elemento responsabile dei sapori sgradevoli del vino.
L’acidità si distingue in: Fissa: data da acido tartarico, acido malico, acido succinico, acido citrico; Volatile: data da acido acetico, acido lattico, acido propionico. Acido tartarico: tipico acido del mosto e dei vini. Tende a diminuire per:
l’azione del freddo, con l’aumento della gradazione alcolica e con
l’invecchiamento .Acido succinico: si forma in piccole quantità durante la
fermentazione alcolica. Durante l’invecchiamento si esterifica diventando
succinato di etile, che contribuisce a dare al vino un odore molto gradevole. Acido citrico: sempre presente nei vini, soprattutto in quelli bianchi”.
Ha una funzione anticoagulante. Acido malico: è presente soprattutto nei vini giovani, ai quali
conferisce la caratteristica di asprezza. Esso subisce la fermentazione
malo-lattica, trasformandosi in acido lattico, con il quale i vini acquistano
maggiore profumo. Acido lattico: sempre presente nei vini, come prodotto della fermentazione
malo-lattica. Conferisce al vino la sensazione di morbidezza e profumo. Acido fosforico e fosfati: il fosforo è sempre presente nei vini sia in
forma organica che in forma inorganica; si trova in maggiore quantità nei vini
rossi rispetto a quelli bianchi. L’acido fosforico può formare dei fosfati
legandosi con sodio, potassio, magnesio e altri elementi. Acido solforico e solfati: la quantità di zolfo aumenta nei vini molto
vecchi e in quelli liquorosi. Acido cloridrico: il cloro sotto forma di cloruri si trova normalmente nei
vini, ma in genere in piccole quantità.
Sono sempre presenti in quanto sono il prodotto della combinazione degli
alcoli con gli acidi dei vini stessi. Caratterizzano il profumo dei vini
particolarmente invecchiati.
L’azoto si trova nel vino in diverse forme, comunque la sua quantità
totale è maggiore nei vini bianchi. Gli amminoacidi rappresentano il 30-40%
dell’azoto totale. Un altro composto azotato presente nei vino è
l’ammoniaca.
Influiscono sul colore, sulla limpidezza, sull’odore e sul sapore dei
vini. Sono indispensabili nella fermentazione del vino, in quanto danno vita ai
fermenti. Potassio: è il più importante elemento organico presente. Diminuisce con
l’innalzarsi del grado alcolico e con la refrigerazione, si trova in maggiori
proporzioni nei vini bianchi. Sodio:
si trova in piccole quantità. Calcio: i vini bianchi sono più ricchi di questo elemento rispetto a quelli
rossi. La presenza di calcio diminuisce con il grado alcolico. Magnesio: si trova in quantità maggiore nei vini rossi. Ferro: la sua presenza è dovuta al raspo e alle bucce d’uva. Rame: sempre presente nel vino in quantità meno elevata che nel mosto.
Le più importanti sono: Anidride carbonica: è sempre presente in quantità elevate dopo la prima fermentazione
(detta fermentazione tumultuosa), per diminuire poi con l’invecchiamento. Nel
mosto e nel vino agisce contro lo sviluppo di microrganismi dannosi, quindi è
molto importante per la conservazione del vino. Ossigeno: sempre presente nei vini, soprattutto in quelli rossi. Svolge un ruolo
fondamentale nei processi di invecchiamento. Azoto: non ha particolare influenza sui caratteri del vino. Idrogeno solforato: è il prodotto della riduzione dello zolfo durante la fermentazione. La
sua presenza, oltre certi limiti, può essere notata da un odore nauseante (che
si può eliminare con l’areazione); è importante per eliminare eventuali
residui di rame.
Le più importanti appartengono al gruppo dei nucleosidi, e sono indicate
con il nome di antocianine e antoxantine. Le prime danno una colorazione ai vini
rossi, mentre le seconde ai vini bianchi. Inoltre queste sostanze hanno
un’importante azione antisettica. ·
Diastasi
Sono le sostanze enzimatiche che danno vita al vino; agiscono su tutte le
reazioni chimiche e biologiche. ·
Vitamine
Nel vino sono presenti numerose vitamine. Una tra le più importanti è la
vitamina P. Oltre alle sostanze presenti naturalmente nel vino, ve ne sono delle altre
usate in campo enologico dette additivi. Alcune di queste sostanze sono permesse
e sottostanno a precise regolamentazioni. Gli additivi consentiti sono:
Forte riducente, corregge i vini che tendono all’ossidazione.
L’additivo va aggiunto al momento dell’imbottigliamento sempre in
associazione con l’anidride solforosa la cui azione antisettica non viene
sostituita dalla vitamina C. Limite massimo di concentrazione consentito per
legge: 150 mg/litro.
Pur essendo un acido tricarbossilico, a pH dei vini (2,8-3,8) si comporta
da biacido con caratteristiche intermedie fra l’acido malico e l’acido
tartarico. Possiede un’attività antiossidante e acidulante. La sua aggiunta
serve per conferire al vino una vivida sensazione di “freschezza”. Un altro
suo utilizzo è relativo al trattamento della “casse” ferrica, in quanto
l’acido citrico agisce da solvente sui sali ferrici. Limite massimo consentito
per legge: 1 g/litro.
Acido monocarbossilico legato all’inibizione dell’attività dei
lieviti, ma non possiede attività antibatterica, quindi va utilizzato insieme
al metabisolfito. Utilizzato nei vini bianchi al momento dell’imbottigliamento
ne previene la rifermentazione mantenendo così il vino amabile. Sconsigliato il
suo utilizzo nei vini rossi poiché può essere attaccato da batteri lattici
dando origine a marcati gusti di geranio. Consentita una concentrazione di 200
mg/litro nel vino di consumo.
Acido bicarbossilico, possiede caratteristiche salato-amare.
Concentrazioni consentite: 0,2-1,5 g/litro.
Acido bicarbossilico a quattro
atomi di carbonio; nell’uva è presente nella forma L(+) tartarico, cioè
con attività destrogira nella configurazione levo. E’, alla maturazione,
l'acido più abbondante nell'uva e, di conseguenza, contribuisce con il
maggior peso alla costituzione dell'acidità fissa dei vini. Una concentrazione
squilibrata di questo acido, tuttavia, in relazione al pH, alla gradazione
alcolica, alla dotazione in potassio ed alla temperatura del vino può
provocare precipitazioni in bottiglia; in questo caso si procede alla
“stabilizzazione tartarica» ottenibile con il raffreddamento della massa
vinosa.
Commercialmente, olio di
senape o essenza di senape. L'aspetto del composto puro è quello di un liquido
oleoso incolore, irritante, dal forte odore agliaceo; il più comune preparato
è quello in dischetti di paraffina imbevuti del prodotto. Esplica una potente
azione antisettica soprattutto nei confronti dei microrganismi aerobici della
fioretta. La colmatura dei recipienti vinari e la presenza di una pastiglia
galleggiante, da rinnovare periodicamente, costituiscono un 'ottima protezione
contro le fermentazioni di superficie.
È l'additivo enologico per
eccellenza. Possiede spiccate doti antisettiche ed antiossidanti ed il suo
impiego, sotto forma gassosa o come metabisolfito di potassio, è
generalizzato.
Una vasta gamma di sostanze
viene usata per coadiuvare mosti e vini
nel delicato processo di chiarifica. Gelatine animali, colla di pesce,
caseinati, gomma arabica, bentonite, ecc., vengono impiegati in tempi diversi ed
in dosi appropriate per favorire l'eliminazione della maggior parte delle
sostanze in sospensione nei derivati dell'uva onde ottenere vini perfettamente
limpidi e soprattutto stabili; infatti, la presenza anche in modeste quantità
di materie proteiche, di sostanze pectiche, di residui dei lieviti della
fermentazione, può dare origine ad una serie impressionante di difetti del
vino tale da consigliare un'opportuna pulizia dei prodotti vinosi nelle varie
fasi della vinificazione. E anche importante rimarcare come, da studi piuttosto
recenti, la presenza del deposito di chiarifica naturale inibisca
significativamente la formazione di acido acetico nei vini.
Non possono essere considerati
veri e propri additivi in quanto non sono sostanze chimiche, né organiche nè
inorganiche, bensì esseri viventi. Il loro impiego ormai sempre più diffuso
merita tuttavia qualche riflessione. Esistono specie e varietà di lievito con
preminenti attitudini all'innesco della fermentazione (impiego di base) o alla
finitura (impiego specifico).In genere si tratta di lieviti selezionati
disidratati prodotti da grandi ditte specializzate, anche se in alcune regioni
si pratica talvolta l'inoculo con mosto-lievito derivato dalla selezione di
lieviti autoctoni Comunque introdotto il lievito selezionato è un eccellente
iniziatore ed acceleratore della fermentazione e la sua massima potenzialità si
esplica sui mosti chiarificati e ben spogliati nei quali ci sarà sicuramente
un'immediata prevalenza del lievito aggiunto. |
www.itas-dannunzio.it |