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La pigiatura (foto n. 2 e 3) rappresenta l’operazione iniziale del ciclo
di trasformazione dell’uva in vino. Consiste nel determinare, per compressione
o per sbattimento dei grappoli, il deflusso del mosto dagli acini. La pigiatura può essere effettuata con i piedi, sistema tradizionale
abbandonato ormai sia dalle piccole che dalle grandi imprese vinicole, che
adottano sistemi di pigiature meccaniche. La pigiatura non deve rompere i vinaccioli e i raspi, ma operare
semplicemente la fenditura dell’acino con una leggera pressione.
Foto n.2
Foto n.3 Pigiatura a mano presso il laboratorio dell’Istituto La
pigiatura fatta con i piedi possiede i requisiti predetti, mentre quella
effettuata con le pigiatrici meccaniche il più delle volte non ci soddisfa. È
quindi compito dell’agricoltore scegliere le pigiatrici che offrano le
maggiori garanzie in tal senso, poiché la rottura dei vinaccioli e dei raspi
comporterebbe inevitabili alterazioni,
del mosto. Una pigiatrice-diraspatrice, per compiere un buon lavoro, deve lasciare
intatti vinaccioli e raspi, arieggiare la massa, essere di facile manovra e poco
rumorosa. Durante l’operazione l’uva è molto sensibile verso i germi nocivi che
possono prendere il sopravvento su quelli utili; cosa questa che si può
prolungare fino dopo la pigiatura, ostacolando l’inizio della fermentazione
alcolica, con conseguente aumento dell’acidità volatile. Non si può ottenere, un vino sano se si trascurano alcune precauzioni di
base:
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