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Il 14 luglio 1938 il Giornale d Italia pubblica un manifesto (non firmato) di scienziati, la dichiarazione della razza,dove si dichiara che la popolazione dellItalia attuale � di origine ariana,come la sua civilt�."E tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti.Gli ebrei non appartengono alla razza ariana".Mussolini approva.Il mese successivo vede la luce il primo numero della rivista La difesa della razza, alla quale il governo si preoccupa di dare la massima diffusione.Nel novembre dello stesso anno vengono promulgate le prime LEGGI RAZZIALI. Lintroduzione delle leggi antiebraiche fu affiancata e seguita dallemanazione da parte dellapparato statale di uninnumerevole quantit� di circolari ed altre disposizioni amministrative. In alcuni casi ebbero lo scopo di attenuare gli effetti di una misura legislativa, limitandone lampiezza o rinviando nel tempo la data della sua entrata in vigore ( � questo il caso ad esempio delle circolari che permisero agli ebrei stranieri di rimanere nella penisola anche dopo il termine fissato dai decreti legge del settembre e novembre 1938).Nella grande maggioranza dei casi per� le circolari aggravarono le misure legislative o addirittura si sostituirono alle leggi stesse, innovando ed ampliando il regime persecutorio. Queste circolari aggravanti furono di diverso tipo. Talune,quali ad esempio quelle emanate dal Ministero dellEducazione Nazionale nellagosto del 1938 , disponevano lapplicazione immediata di norme che successivamente vennero comprese in provvedimenti legislativi veri e propri altre ebbero scarsi o nulli rapporti con la legislazione preesistente o futura, e furono nullaltro che il segno dellillegalit� prodotta da un regime a sua volta illegale o il frutto di una dirigenza statale decisa a fornire il proprio autonomo contributo alla persecuzione antisemita.Fu una circolare a vietare nellagosto 1938 la nomina di insegnanti ebrei nelle scuole medie ed elementari;furono delle circolari ad imporre nel giugno1940 linternamento nei campi degli ebrei italiani antifascisti e degli ebrei stranieri appartenenti a nazioni non nemiche ma dotate di una legislazione antiebraica; fu una circolare del maggio 1942 a disporre la precettazione al lavoro degli ebrei;furono numerose circolari a vietare agli ebrei lesercizio di questa o quellaltra attivit� commerciale.Fu una circolare infine a disporre il 30 novembre 1943 larresto e l internamento degli ebrei.Seguirono altre disposizioni:allievi e insegnanti ebrei vennero esclusi dalle scuole italiane;fu proibito il matrimonio tra Italiani di razza ariana e persone di altra razza;si fissarono limitati alle propriet� immobiliari e alle attivit� economiche degli ebrei che vennero esclusi dal servizio militare, dalla pubblica amministrazione e dalliscrizione al Partito fascista.Nello stesso tempo, il regime organizzo una massiccia campagna di propaganda antiebraica,che batt� soprattutto il tasto dellinferiorit� "spirituale"degli ebrei,della loro estraneit� alla nazione nonch� del complotto del"giudaismo internazionale"contro lItalia.Queste disposizione stupirono e lasciarono perplessi molti,anche fra gli stessi fascisti.Non esisteva infatti nella tradizione culturale italiana un forte antisemitismo (n� il razzismo si era mai diffuso a livello popolare), se non per una minoranza di nazionalisti esasperati ed in qualche settore del mondo cattolico,non esisteva un" problema ebraico":gli ebrei erano pochi e perfettamente integrati nella vita del paese. Illustre esempio � il noto letterato Umberto Saba;nato a Trieste nel 1883 da una famiglia ebraica di piccoli commercianti,fu colpito dalle leggi razziali per le sue origini. Saba fu costretto a lasciare lItali per recarsi a Parigi;allo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939 , si rifugi� a Roma sotto la protezione di Ungaretti,durante loccupazione nazista visse nascosto a Firenze ospite anche nella casa di Montale. Fu proprio durante questo periodo che scrisse cinque dei componimenti che meglio descrivono il suo stato danimo durante loccupazione nazista,che confluiranno poi nel Canzoniere :AVEVO,TEATRO DEGLI ARTIGIANELLI, DISOCCUPATI,VECCHIO CAMINO, e DEDICA. AVEVO � una poesia insieme autobiografica e universale,autobiografica perch� Saba vi parla di se e delle sue vicende sotto loccupazione nazista, universale perch� tutti o quasi potevano accusare perdite ed angosce equivalenti in quel periodo. Riporto ora il testo della poesia AVEVO.
Da una burrasca ignobile approdato a questa casa ospitale, maffaccio -liberamente alfine - alla finestra. Guardo nel cielo nuvole passare, biancheggiare lo spicchio della luna,
Palazzo Pitti di fronte. E mi volgo vane antiche domande: Perch�, madre, mhai messo al mondo? Che ci faccio adesso che sono vecchio, che tutto sinnova, che il passato � macerie, che alla prova impari mi trovai di spaventose vicende?Viene meno anche la fede nella morte, che tutto essa risolva
Avevo il mondo per me; avevo luoghi del mondo dove mi salvavo.Tanta luce in quelli ho veduto che, a momenti, ero una luce io stesso. Ricordi; tu dei miei giovani amici il pi� caro, tu quasi un figlio per me, che non pure so dove sei, n� se pi� sei, che a volte prigioniero ti penso nella terra squallida, in mano al nemico? Vergogna mi prende allora di quel poco cibo, dellospitale provvisorio tetto. Tutto mi port� via il fascista abietto ed il tedesco lurco.
Avevo una famiglia, una compagna; la buona, la meravigliosa Lina. E viva ancora, ma al riposo inclina pi� che i suoi anni impongano. Ed unansia piet� mi prende di vederla ancora, in non sue case affaccendata, il fuoco alimentare a scarse legna. Daltri tempi al ricordo doloroso il cuore si stringe, come ad un rimorso,in petto. Tutto mi port� via il fascista abietto ed il tedesco lurco.
Avevo una bambina, oggi una donna. Di me vedevo in lei la miglior parte Tempo funesto anche trovava larte di staccarla da me, che la radice vede in me dei suoi mali, n� pi� locchio mi volge, azzurro, con lusato affetto. Tutto mi port� via il fascista abietto ed il tedesco lurco.
Avevo una citt� bella tra i monti rocciosi e il mare luminoso. Mia perch� vi nacqui, pi� che daltri mia che la scoprivo fanciullo, ed adulto per sempre a Italia lo sposai col canto. Vivere si doveva. Ed io per tanto scelsi fra i mali il pi� degno: fu il piccolo dantichi libri raro negozietto. Tutto mi port� via il fascista inetto ed il tedesco lurco.
Avevo un cimitero ove mia madre riposa, e i vecchi di mia madre. Bello come un giardino;e quante volte in quello mi rifugiavo col pensiero! Oscuri esili e lunghi, atre vicende, dubbio quel giardino mi mostrano e quel letto. Tutto mi port� via il fascista abietto -anche la tomba- ed il tedesco lurco Le prime due strofe sono come un breve preludio. Il poeta , approdato da una "burrasca ignobile"ad una casa ospitale, pu�, finalmente, affacciarsi alla finestra, senza il timore di essere riconosciuto da qualche zelante "patriota", il quale, in un accesso di amor patrio,e contro il compenso di 5000 lire a testa, consegnasse lui e la sua famiglia ai tedeschi e alle camere a gas. Affacciato a quella finestra, egli guarda adesso antiche cose che, da molto, i suoi occhi non potevano pi� guardare, perch� la loro vista avrebbe fatto troppo male a quel condannato a morte che era allora Saba. Il breve prologo chiude con uno dei pensieri pi� angosciati che Saba, sempre affezionato al pensiero della morte, concepita come il termine di un lungo e faticoso viaggio, abbia mai espressi. Avevo � il lamenti di chi ha tutto perduto, meno la facolt� di esprimersi, e di fare poesia del proprio e del comune dolore. Enrica Dovier |