Scambi e prestiti lessicali tra l'antico ed il moderno nelle principali lingue europee

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Tedesco ed Jiddisch

 

La parola jiddisch � tedesca, significa"giudeo, ebreo". Gli ebrei, per lunghissimo tempo, si trovarono ad essere isolati socialmente e culturalmente e questa fu la ragione che port� alla nascita di una parlata autonoma che fu chiamata Judisch- Deutsch o juden-Deutsch, e solo in seguito modificata in jiddisch, nonostante gli ebrei la chiamassero taytsch (tedesco). Non dimentichiamo che l’ebraico, la lingua della Bibbia e parlata dal popolo ebraico dall’antichit� fino ai giorni nostri, � la lingua dotta usata nella liturgia, negli studi religiosi, nella poesia e nelle iscrizioni tombali. Accanto ad essa, dopo l’espulsione del popolo ebraico dalla sua terra circa 2000 anni fa, si svilupp� un gergo, parlato nella vita di ogni giorno, le cui prime tracce appaiono in documenti del XII secolo.

L’jiddisch � propriamete la lingua parlata dagli ebrei ashkenaziti (1), e deriva dai dialetti bavaresi e boemi del medio-alto-tedesco (Mittelhochdeutsch,1000-1500). In particolare nel corso dell’alto Medioevo infatti il popolo ebraico migr�, costretto dalle persecuzioni bestiali di cui era oggetto e si disperse in tutto il mondo; la sua lingua si presenta dunque ricca d’influssi: sull’originaria base ebraica ed aramaica si innestarono prestiti latini, greci, romanzi, balto-slavi e in epoche pi� recenti inglesi; il nucleo principale � tuttavia tedesco.

Gli studiosi hanno individuato quattro periodi nello sviluppo linguistico dell’yiddisch:

  1. Urjiddisch: 1000-1250, stadio pre-jiddisch
  2. Altjiddisch: 1250-1500, antico jiddisch
  3. Mitteljiddisch: 1500-1750, medio jiddisch. E’ in questo periodo che si distinguono le due principali parlate: lo jiddisch occidentale (Westjiddisch: Alsazia, Belgio, Olanda, Ungheria, Cecoslovacchia, Austria) e lo j.orientale (Ostjiddisch: Polonia, Russia, Ucraina, Boemia), destinato a prendere il sopravvento.
  4. Neujiddisch: 1750 in poi, jiddisch moderno.

E’ bene ricordare che lo sviluppo � ancora in corso: nonostante lo sterminio di 6 milioni di ebrei da parte dei nazisti abbia radicalmente ridotto il numero dei parlanti, minacciando di estinzione questa lingua e facendola diminuire di importanza, sopravvivono comunit� jiddisch sopratutto nell’Europa orientale ( ex Unione Sovietica) e negli Stati Uniti, per un numero di circa 2 milioni di parlanti.

Lo jiddisch, oltre che subire l’influenza delle lingue dei paesi nei quali gli ebrei venivano a trovarsi ( marcata, come � gi� stato sottolineato, � l’influenza del tedesco, vista l’importanza di questa lingua nei paesi centro europei in cui moltissimi ebrei erano stanziati) ha influenzato, talvolta, la lingua stessa, ma sopratutto il gergo dei paesi ospitanti. Lo jiddisch era infatti utilizzato nei paesi di lingua tedesca da chi esercitava mestieri girovaghi come commercianti, funamboli, marionettisti, ma anche da ladri e accattoni. Questo gergo veniva chiamato "Rotwelsch" o gergo/lingua furfantina ed era utilizzato dagli "interessati" per intendersi tra loro nelle contrattazioni e nel caso in cui non volessero farsi intendere dagli acquirenti.

  • Termini jiddisch di evidente derivazione tedesca:

     

    Jiddisch Tedesco

    grek

    Grieche (greco)

    grenez

    Grenze (confine)

    hant

    Hand (mano)

    heim

    Heim, heimat (patria)

    helefant

    Elefant (elefante)

    hoben

    haben (avere)

    honik

    Honig (miele)

    janwar J

    anuar (gennaio)

    jor

    Jahr (anno)

    kwatschen

    quatschen (blaterare, dire sciocchezze)

    lerer

    Lehrer (maestro)

    nit

    nicht (non)

    reichkeit

    Reichtum (ricchezza)

In minima parte lo j ha accolto pure desinenze e termini italiani -soprattutto riguardanti gli ambiti della cultura e della religione- facendo subire loro un processo di trasformazione.

  • Termini di evidente origine romanza:

     

    Jiddisch Lingua romanza

    Durmen

    dormire

    Limene

    limone

    mame

    mamma

    monasstir

    convento, monastero

    tate

    pap�

 

  • Termini in lingua tedesca corrente derivanti dallo jiddisch (riguardano, come � evidente, soprattutto l’ambito del commercio e della malavita):

     

    Beschores

    guadagno disonesto (schores: affare da cui deriva un profitto eccessivo)

    Gauner

    imbroglione (jowen: greco)

    Kahn

    carcere (bekahne, kaan: in qualche posto)

    Massematten

    affaruccio (masso umattan: traffico commerciale, anche imbrogli)

    Rebbach

    guadagno a seguitodiimbroglio(rewach=interesse)  

    Schiker

    ubriaco (schikern: bere, ubriacarsi)

    Schikermoss

    denaro che serve per sbevazzare

    Schmiere/ Schmieretheater 

    teatrino ambulante(semiroh: gioco o polizia criminale)

    schmiere stehen

    fare da palo in un furto (smiro: sorveglianza)

    Schmuh

    guadagno illecito (schmus: dicerie, racconto)

    Schmuh machen

    procurarsi qcs illecitamente

    Schmuhen

    copiare dal compagno di banco

    Schummel

    imbroglio, bugia, merce di contrabbando

    Schummeln

    imbrogliare (Schmul: Samuele, cio� imbroglione alla maniera degli ebrei)

    Schummelzettel

    biglietto di giustificazione preparato dallo scolaro

    Schummler

    imbroglione

Nel 1342 ad Augusta, fu pubblicato un glossario di gergo furfantino e nel 1528 Martin Lutero fece ristampare un’opera analoga. Fonti jiddisch risalgono per� gi� al XII secolo, quando appaiono glosse inserite in testi liturgici, mentre ai secoli XIII e XVI le prime testimonianze poetiche e documenti di carattere giuridico e notarile. La stampa di testi nella lingua parlata delle comunit� ebraiche, deriv� dalla necessit� di far partecipi le donne (che non avevano conoscenza dell’ebraico) alla vita culturale: si stamparono perci� testi sacri, racconti e novelle. In seguito lo jiddisch si svilupp� ulteriormente e fu utilizzato da poeti, scrittori, pubblicisti e letterati.

La letteratura jiddisch moderna nasce con l’Illuminismo e mantiene la propria impronta culturale e devozionale ebraica. Della lingua e della cultura jiddisch si occup� nel ‘900 lo scrittore ebreo praghese Franz Kafka, che cos� defin� questa lingua in un appassionato discorso rivolto alla borghesia ebraica di Praga:

"... lo jiddisch � la pi� giovane lingua europea, non ha che quattrocento anni e in realt� � ancora pi� recente.

Non ha ancora formato strutture linguistiche cos� nette come ci sono necessarie.

Le sue espressioni sono brevi e nervose.

Non ha grammatica.

Certi amatori tentano di scrivere delle grammatiche, ma lo jiddisch viene parlato senza sosta, e non trova pace.

Il popolo non lo cede ai grammatici.

Esso si compone di sole parole straniere.

Queste per� non riposano nel suo seno, ma conservano la fretta e la vivacit� con cui sono state accolte.

Lo jiddisch � percorso da un capo all’altro da migrazioni di popoli.

Tutto questo tedesco, ebraico, francese, inglese, slavo, olandese, rumeno e persino latino che vive in esso � preso da curiosit� e da leggerezza, ci vuole una certa energia a tenere unite le varie lingue in questa forma.

Perci� nessuna persona ragionevole penser� mai a fare dello jiddisch una lingua internazionale, bench� l’ idea si offra quasi da se’.

Solo il linguaggio della malavita vi attinge volentieri, perch� gli occorrono non tanto nessi linguistici, quanto singoli vocaboli.

E poi, perch� lo jiddisch � stato a lungo una lingua disprezzata".

       (2)

Lo jiddisch, nato come lingua parlata da commercianti e malavitosi, � un esempio singolare e straordinario della capacit� di una lingua di assorbire i pi� svariati influssi culturali e sociali che rispecchiano la storia stessa di un popolo, di adattarsi alla comunicazione pi� immediata nei contesti pi� diversi. E’ anche un esempio di lingua che sta scomparendo e quindi da salvaguardare. Assistiamo in questi ultimi tempi allo sforzo da parte di alcuni artisti di recuperare il patrimonio popolare in jiddisch, valorizzando le peculiarit� di questa lingua quale esempio di compenetrazione tra culture e idiomi molto diversi tra loro e quale espressione della condizione dell’esiliato di ogni tempo e di ogni luogo.

In Italia questo patrimonio si sta riscoprendo grazie all’impegno dell’artista di origine bulgara Moni Ovadia che cosi’ definisce l’essenza dello jiddish:

 

"Nell’esilio si perdono molte cose, prima fra tutte la propria lingua. Alla prima generazione gi� vacilla, alla seconda si sgrana, alla terza, verosimilmente, viene inghiottita dal nuovo territorio linguistico.

Cio’ non accadeva alla lingua che noi vi cantiamo, l’yiddisch che, al contrario, dell’esilio e per l’esilio viveva e di esso si alimentava ribollendo come il mosto a primavera."

Ecco un esempio di canzone popolare jiddish e la sua traduzione in tedesco, inglese e italiano:

Jiddisch Tedesco

VILNA VILNA

Vilne shtot fun gaist un tmimes, Vilna, Stadt von Geist und Unschuld,

Vilne jiddishlech fartracht, Vilna, Stadt des judischen Gedankes,

vu es murmlen shtile tfiles, wo man stille Gebete murmelt,

shtile soides fun der nacht. stille Geheimnisse von der Nacht.

Oftmol ze ich dir in cholem, Oft sehe ich dich im Traum

heis gelibte Vilne main, heissgelibte, Vilna (meine),

un di alte Vilner gheto und das alte Vilner Getto

in a nepldiken shain. in einem nebelhaften Schein.

Vilne, Vilne, undzer heimshtot, Vilna, Vilna, unsere Heimstadt,

undzer benkshaft un bagher, unsere Sehnsucht und Begierde,

ach vi oft es ruft dayn nomen ach, wie oft rufe ich deinen Namen

fun main oyg arois a trer. von meinen Augen tritt eine Trane.

Vilner gheslech, Vilner taichen, Vilner Gassen, Vilner Teiche,

Vilner velder, barg un tol, Vilner Walder, Berge und Taler,

epes noyet, epes benkt zich alle Erinnerungen von alten Zeiten

noch di zaitn fun a mol. in seinem Schatten verhullt.

Ch’ze dem veldele zakreter wo deine Lehrer geheim

in zein shotn ainghehilt, unseren Wissendurst gestillt (haben).

vu gheheim es hobn lerer Vilna hat als erste die Fahne

undzer visndursht gheshtilt. von der Freiheit gehoben

Vilne hot dem ershtn fodem und ihre lieben Kinder (haben)

fun der fraihaits von ghevebt sie mit ihren Geist belebt.

un di libe kinder ire Vilna, Vilna, unsere Heimstadt…

mit a zortn gaist balebt.

Vilne, Vilne, undzer heimshtot...

Inglese Italiano

VILNA VILNA

Vilna, city of spirit and candour, Vilna, citt� di spirito e candore,

Vilna, city of Jewish thought, Vilna, citt� del pensiero ebraico,

where silent prayers dove si mormorano

are murmured, silenziose preghiere,

silent secrets of the night. taciti segreti della notte.

Often I see thee in my dreams, Spesso ti vedo in sogno,

my beloved Vilna, o mia amata Vilna,

I see the ancient Ghetto vedo il vecchio Ghetto

in a misty splendour. in uno splendore annebbiato.

Vilna, Vilna, our birthplace, Vilna, Vilna, nostra citt� natale,

our longing and desire, nostra nostalgia e nostro desiderio,

how often do I call your name quanto spesso chiamo il tuo nome

and the memory makes me weep. e il ricordo mi fa piangere.

Streets and brooks of Vilna, Strade e ruscelli di Vilna,

all memories boschi, montagne e valli di Vilna,

of a distant time. tutti ricordi

Hidden in the shadows, di un tempo lontano.

your teachers Di nascosto nell’ombra,

have filled i tuoi insegnanti

our thirst for knowledge. hanno colmato

Vilna has been the first la nostra sete di sapere.

to rise the flag Vilna per prima

of freedom. ha innalzato la bandiera

Vilna, Vilna, our birthplace... della libert�.

Vilna, Vilna, nostra citt� natale...

                                                                                                                                             (3)

NOTE

  1. Askenaziti: prima della I Guerra Mondiale diffusi nell’Europa Centrale ed Orientale. Costituiscono i 9/10 dell’intero gruppo etnico ebraico.
  2. Sefarditi: diffusi principalmente in Spagna e nell’Europa Occidentale.

  3. Da F. Kafka,"Hochzeitsvorbereitungen auf dem Lande": Rede uber die jiddische Sprache:
  4. "...Der Jargonist die jungste europaische Sprache, erst vierhundert Jahre alt und eigentlich noch viel junger. Er hat noch keine Sprachformen von solcher Deutlichkeit ausgebildet, wie wir sie brauchen. Sein Ausdruck ist kurz und rasch.

    Er hat keine Grammatiken. Liebhaber versuchen Gremmatiken zu schreiben, aber der Jargon wird immerfort gesprochen; er kommt nicht zur Ruhe. Das Volk lasst ihn den Grammatikern nicht.

    Er besteht nur aus Fremdwortern. Diese ruhen aber nicht in ihm, sondern behalten die Eile und Lebhaftigkeit, mit der sie genommen wurden. Volkerwanderungen durchlaufen den Jargon von einem Ende bis zum anderen. Alles dieses Deutschen, Hebraische, Franzosische, Englische, Slawische, Hollandische, Rumanische und selbst Lateinische ist innerhalb der Jargon von Neugier und Leichtsinn erfasst, er gehort schon Kraft dazu, die Sprachen in diesem Zustande zusammenzuhalten. Deshalb denkt auch kein vernunftiger Mensch daran, aus dem Jargon eine Weltsprache zu machen, so nahe dies eigentlich lage. Nur die Gaunersprache entnimmt ihm gern, weil sie weniger sprachliche Zusammenhangen braucht als einzelne Worte. Dann, weil der Jargon doch lange eine missachtete Sprache war..."

  5. Da Moni Ovadia, "Oylem Goylem".

 

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