Scambi e prestiti lessicali tra l'antico ed il moderno nelle principali lingue europee

Home ] latino ] Inglese ] Italiano ] Tedesco ] Spagnolo ]

introduzione

 

Il filosofo Ludwig Wittgenstein ha descritto con una metafora molto efficace i processi che caratterizzano l’evoluzione della lingua nel tempo: egli paragona il nostro linguaggio ad una vecchia citt�.

Il nucleo della lingua italiana per esempio � il latino al quale sono andati aggiungendosi stili e sezioni pi� nuovi che costituiscono la periferia.

Il latino � la linfa vitale dell’italiano. Pi� tardi esso ha assimilato gli influssi delle lingue straniere che hanno interessato politicamente ed economicamente le nostre vicende storiche. Cos� � successo, per esempio, con i francesismi, anglicismi, germanismi, arabismi e con i termini di origine iberica.

In certi casi i forestierismi si sono integrati tanto radicalmente da non essere pi� riconoscibili quali prestiti: ci� che conta nell’economia di una lingua, infatti, � l’uso e non l’origine di un termine.

Generazione dopo generazione, secolo dopo secolo le lingue vedono sommarsi e aggregarsi insensibilmente nuovi strati costitutivi, che si vanno sovrapponendo alla base lessicale primigenia.

Quando si verificano contatti culturali tra comunit� di lingua diversa si � soliti parlare di prestiti

(metafora imprecisa ma ormai consolidata che indica la parola che una lingua prende da un’altra o adottandola nella sua forma originaria o imitandola e trasformandola pi� o meno).La parola "prestito" suscita l’impressione di puro e semplice travaso di materiale linguistico da una tradizione all’altra ed evoca l’idea di un’acquisizione temporanea, soggetta a restituzione; in realt� il prestito non pu� dirsi un corpo estraneo neppure nella fase precedente la sua assunzione nel patrimonio comune di una lingua.

In particolare � l’espressione parola straniera ad apparirci inappropriata, poich� suggerisce per cos� dire una "presa di distanza". L’espressione parole straniere � ideologica e risale ai principi del nazionalismo ottocentesco. Teorizzata in epoca romantica diventa il metro di valutazione delle comunit� linguistiche del XIX secolo, anche se le sue radici appaiono molto pi� antiche e si confondono con la genesi dello stato nazionale, che esigeva una totale omogeneit� nel suo interno e vedeva in ogni diversit� una possibile minaccia alla propria esistenza. Pertanto le singole lingue nazionali sono state trattate in passato come delle entit� distinte nella loro storia.

Emerge dunque con chiarezza che le espressioni "prestito" e "Fremdwort" non offrono un’adeguata capacit� esplicativa; vanno privilegiate piuttosto altre formulazioni come ad esempio quella dell’interferenza linguistica. Entro tale pi� ampia espressione troveranno una pi� idonea collocazione sia le innovazioni interne al sistema, sia quelle esterne, e tra queste non solo parole straniere, ma anche quelle forme pi� sofisticate d’interferenza, alle quali � stato riservato, a partire dal 1894, lo specifico tecnicismo calco (in linguistica si parla di calco quando si traduce il significato e lo schema di una parola o locuzione straniera senza imitarne la fonetica).

In una prospettiva che si basa sulla libera circolazione delle idee, delle culture e delle lingue, studiare il panorama linguistico europeo da un solo punto di vista o attraverso una sola componente linguistica culturale che emerga rispetto ad altre � decisamente riduttivo. L’Europa va capita in termini di una visione "sistematica", dove i singoli elementi che compongono il mosaico di gente, lingue e culture, sono parti di un continuum culturale.

Non si parla pi� di identit� nazionali, ma piuttosto di identit� socio-culturali ben pi� sfumate e complesse che interagiscono l’una con l’altra. Ci� d� luogo a un modello interculturale, dinamico, che � caratterizzato da un intervento attivo tra culture di diversa origine che si trovano a convivere in un unico fatto sociale.

L’interculturalit� offre importanti risvolti educativi: la pedagogia interculturale vuole trasmettere un corretto atteggiamento verso la diversit� legata alla compresenza di pi� etnie e culture. Da qui la necessit� di promuovere un’educazione linguistica che si basi sul plurilinguismo, in maniera da arricchire le capacit� di partenza dell’individuo.

Per fare ci� occorre liberarsi definitivamente da almeno due pregiudizi del passato:

Considerare i bambini cresciuti in ambienti bilingui svantaggiati nello sviluppo linguistico, cosa non vera in quanto si � dimostrato ( gi� negli anni ‘60 )che un bambino cresciuto in tale ambiente � dotato di una maggiore flessibilit� mentale;

Credere che esista nel cervello uno spazio neurologico limitato per il linguaggio, e che la presenza di una seconda lingua sia perci� un ostacolo per lo sviluppo della competenza linguistica.

Riportiamo brevemente le esperienze biografiche e culturali di alcuni personaggi che hanno vissuto in prima persona la condizione del plurilinguismo.

WOLFGANG A. MOZART

Del suo vero e proprio "concerto linguistico" facevano parte la lingua materna, il tedesco, la lingua latina, il francese e l’italiano, senza contare la dimestichezza con le loro variet� dialettali.

Mozart aveva confidenza con due registri linguistici, quello professionale e quello familiare-espressivo.

ELIAS CANETTI

Essendo nato in Bulgaria da una famiglia ebraica di lingua spagnola, fin da bambino aveva dovuto convivere con la molteplicit� linguistica, poich� nella sua citt� nativa si parlavano sette od otto lingue diverse: era importante padroneggiarne parecchie perch� �con la conoscenza delle lingue si poteva salvare la propria esistenza e quella altrui�.

GEORGE STEINER

Anch’egli racconta di aver vissuto un’esperienza biografica analoga a quella di Canetti che lo portava a padroneggiare, con la vera sicurezza, tre lingue madri: francese, tedesco, inglese, alle quali conferiva un’assoluta parit� a tal punto da non poter stabilire quale fosse la sua "prima lingua".

ENZO BETTIZA

Nel suo romanzo Esilio racconta l’infanzia trascorsa a Spalato negli anni tra le due guerre mondiali, in una Dalmazia plurilingue ancora divisa tra appartenenza slava e romanza. Croato, veneziano coloniale, serbo e italiano sono le lingue che occupano il suo spazio comunicativo, formando un nesso inscindibile che lo fa parlare di �abitudine al bilinguismo che per noi era affatto naturale, come se parlassimo una sola lingua�.

GAZIADIO ISAIA ASCOLI

Oltre cent’anni fa il famoso glottologo si era espresso a favore del bilinguismo. Non � un caso che egli provenisse dall’area goriziana, luogo d’incontro di culture di differente ceppo, il cui ricco repertorio linguistico rappresenta il migliore argomento a sostegno del principio che il plurilinguismo � importante e costitutivo dei sistemi linguistici.

PREMESSE ALL’ATTIVITA’ DI AREA DI PROGETTO.

Con questa ricerca ci proponiamo di esaminare le lingue oggetto del nostro corso di studi (italiano, latino, spagnolo, inglese, tedesco) in un’ottica un po’ diversa: prendendo in esame alcuni momenti della storia di ciascuna di esse vogliamo evidenziarne le reciproche influenze lessicali.

Il nostro non vuole essere un lavoro esaustivo e approfondito da "specialisti" bens� un percorso di ricerca attraverso il quale sia possibile raggiungere una maggiore consapevolezza del fatto che le singole lingue nazionali non sono �entit� distinte nella loro storia� ma formano un sistema dinamico, un mosaico all’interno del quale ciascun elemento trae la sua originalit� dalla sua appartenenza ad un insieme.

 

Precedente ] Home ]